Domenica 15 giugno immerse/i nel paesaggio transfrontaliero tra Gorizia e Nova Gorica e nelle atmosfere di Casa Netural, la nostra esperienza Borderless ha aperto una finestra su uno dei temi più intimi e universali della nostra esistenza: i confini personali. Lontano dalla fredda astrazione, abbiamo esplorato insieme cosa significa percepire, abitare e, a volte, superare i limiti che ci definiscono, sia dentro di noi che nelle nostre relazioni con ciò che ci circonda.

L’atmosfera era carica di curiosità e di un pizzico di sana incertezza, tipica di quando ci si avventura in territori inesplorati. Abbiamo iniziato a toccare con mano le nostre linee invisibili: quelle che ci proteggono, quelle che ci imprigionano, quelle che dettano il nostro spazio vitale e il nostro modo di relazionarci. Attraverso azioni creative, che hanno coinvolto la sperimentazione di forme e linguaggi espressivi diversi, ognuno ha avuto l’opportunità di confrontarsi con i propri confini personali.

Le connessioni, gli incontri, le pause di riflessione, i momenti di condivisione inattesi hanno dimostrato quanto questo tema risuoni profondamente in tutti noi. C’è chi ha scoperto di aver eretto muri troppo alti, chi ha capito di lasciare troppo spazio agli altri, chi ha sentito l’impulso di proteggere uno spazio sacro.

Abbiamo sperimentato come l’espressività, nelle sue forme più autentiche e meno giudicanti, sia lo strumento più potente per esplorare questi confini. Non si è trattato di “fare arte” per un risultato finale, ma di utilizzare il gesto, il segno, la voce, il movimento per dare forma al sentire. E, nel dare forma, renderlo comprensibile, negoziabile, trasformabile.

Molti hanno raccontato di come il semplice atto di mettere su carta un confine percepito, e di entrare in connessione profonda con il paesaggio, abbia generato un senso di profonda chiarezza e persino di liberazione. È emerso chiaramente che la creatività non è un ornamento o un’attività secondaria, ma un vero e proprio strumento di benessere ed equilibrio interiore profondo e di costruzione di senso. È il nostro modo per dire: “Io sono qui, questo è il mio spazio, e ho una voce per definirlo.”

L’esperienza vissuta a Borderless ha dato anche l’opportunità, attraverso la scoperta e l’esplorazione dei nostri confini personali, di offrire interessanti spunti su cosa significhi sentirsi persone “risolte” e consapevoli di sè. Lungi dall’idea comune che implichi un punto di arrivo, un’assenza di problemi, un’idea di perfezione o la padronanza di tutte le risposte, abbiamo scoperto che il vero “equilibrio” è un cammino continuo di ascolto e scoperta, affrontando e integrando costantemente le proprie esperienze. È la capacità di accogliersi, di orientarsi anche nel caos, di fare pace con la propria storia e di scegliere consapevolmente, anziché reagire, ciò che ci permette di abitare la vita con autenticità e libertà.

I momenti di scambio e riflessione hanno permesso a ciascuno di riconoscere in questo processo non un limite, ma una via per integrare nuove parti di sé e procedere con rinnovata intenzione.

L’energia di Borderless continua a ispirarci e ci ricorda che definire i propri confini non è un atto di chiusura, ma di autentica libertà e cura di sé. Ci permette di vivere le relazioni con maggiore consapevolezza e di abitare il mondo da una posizione più salda e centrata.

Pronto a esplorare i tuoi confini e a dare voce alla tua autenticità?

Ti invitiamo a unirti a noi per la prossima edizione di Borderless, domenica 14 settembre. Sarà un’altra preziosa occasione per mettere in gioco la tua espressività e scoprire nuove dimensioni del tuo mondo interiore.